• Guida autonoma: quali case automobilistiche sono più avanti?

    I livelli di guida autonoma

    La corsa verso la guida autonoma è una competizione a cui stanno partecipando attivamente praticamente tutte le case del settore automobilistico a suon di acquisizioni di realtà che operano nel campo. La forte spinta verso la guida autonoma e assistita è partita dai big del settore Tech, Google su tutti, che nel 2009 ha avviato i test della driverless car. Inizialmente Google utilizzava la Firefly o “Pod Car”, ossia una vettura completamente senza driver impiegata come piattaforma per lo sviluppo della tecnologia. Nel 2016 è stata fondata Google Waymo, società interna a Alphabet preposta allo sviluppo delle driverless car.

    Waymo
    Gli anni di sviluppo hanno consentito a Google prima e a Waymo poi di raggiungere una posizione di leader nel settore della guida autonoma percorrendo oltre 7 milioni di miglia in sei stati e 25 città degli Stati Uniti. A gennaio 2018 Waymo ha raggiunto un accordo con Fiat Chrysler per la fornitura di migliaia di minivan Chrysler Pacifica che vengono equipaggiati con tutta l’hardware di Google tra cui sensori, telecamere e Lidar.

    Recentemente John Krafcik ha annunciato un accordo per aggiungere 20.000 SUV Jaguar I-Pace alla flotta.

    La Chrysler Pacifica equipaggiata con l’hardware di Waymo

    Google nella corsa all’auto che si guida da sola appare quindi in netto vantaggio sugli altri carmaker tradizionali che comunque si stanno dando molto da fare per colmare il gap. Il valore di Google Waymo è stimato dagli analisti in una cifra pari a 175 miliardi di dollari.

    General Motors: Cruise Automation
    Tra le aziende più attivae che forse di diritto potrebbe essere collocata al secondo posto dopo Waymo per stato di avanzamento della propria piattaforma c’è General Motors che nel 2016 ha acquisito Cruise Automation, società specializzata in guida autonoma.

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    Notizia recente è l’investimento di 2,75 miliardi di dollari da parte di Honda Motor in Cruise Automation -il costruttore giapponese avrà una quota del 5,7 per cento nella controllata di GM Cruise, a dimostrazione che il business della guida autonoma è insostenibile per i singoli carmaker, ecco perché sono necessarie fusioni e alleanze. Honda in passato aveva cercato senza successo di raggiunge un accordo anche con Google Waymo. L’investimento di Honda aumenta il valore di Cruise Automation fino a 14,6 miliardi di dollari, quando l’investimento iniziale di GM è stato di 1 miliardo di dollari.

    L’equipaggiamento di Cruise Automation.

    Il Presidente di GM, Dan Ammann, ha detto che il 2019 “rimane l’obiettivo” per GM Cruise per lanciare una flotta di taxi a guida autonoma. Le qualità del sistema di guida automatizzata di GM è stata certificata anche da Consumer Reports che, dopo aver testato quattro dei più popolari sistemi, ha rilevato che il Super Cruise della Cadillac, oltre a lavorare molto bene in termini di sicurezza, fa un ulteriore sforzo per monitorare l’attenzione del conducente. Nel test di Consumer Reports si posiziona al secondo posto l’Autopilot di Tesla; a essere criticata è la mancanza di un sistema in grado di tenere concentrato il pilota quando l’Autopilot è attivo.

    Dove GM è in ritardo rispetto a Waymo è la velocità; GM esegue i test a 25 mph, ritenendo che è la velocità massima più sicura. Kyle Vogt, fondatore e amministratore delegato di Cruise di GM, ha detto che presto verranno utilizzati Lidar sviluppati da Strobe, azienda che la casa automobilistica ha acquisito lo scorso anno. Il Lidar è un componente hardware fondamentale per una vettura a guida autonoma perché invia raggi laser per mappare la strada e la versione di Strobe è più piccola, più economica e può vedere a una distanza maggiore. Questo upgrade dovrebbe consentire al sistema di GM una velocità di crociera maggiore.

    Anche il numero di incidenti è inferiore per Waymo; lo scorso anno il sistema di Google ha avuto tre collisioni su più di 350mila miglia percorse, mentre il sistema di GM ha avuto 22 collisioni su 132 mila miglia.

    Tesla e l’Autopilot
    La storia dell’Autopilot è costellata di gioie e dolori. Elon Musk lo si conosce ormai: è un imprenditore a cui piace osare. E infatti aver chiamato Autopilot un sistema avanzato di assistenza alla guida rappresenta un bell’azzardo. Tesla ha nella fedeltà dei suoi utenti uno dei punti di maggiore forza. Non a caso prima dell’incidente mortale del 2016 molti utenti attivisti Tesla postavano su YouTube video nei quali si poteva vedere che quando l’Autopilot era attivo erano intenti in altre faccende, non prestando attenzione a quello che stava accadendo su strada. Questo eccessivo entusiasmo è sfociato nel tragico incidente del 7 maggio 2016 avvenuto su una Model S con Autopilot attivo e costato la vita all’attivista Joshua David Bn. Nella circostanza la Model S si è infilata sotto il rimorchio di un camion che in quel momento stava attraversando la strada; l’Autopilot non è riuscito a rilevare il mezzo pesante.

    Tesla Autopilot. Il sistema di guida semiautonoma di Tesla

    Elon Musk a seguito di questo incidente ha divorziato da MobilEye – che successivamente è stata acquisita da Intel – e ha rilasciato l’Autopilot 2.0 (attualmente è giunto alla versione 2.5), piattaforma che comprende sette telecamere, radar frontale più potente e dodici sensori ad ultrasuoni, dati che vengono elaborati da un nuovo computer di bordo fornito di Nvidia con una capacita di calcolo più di 40 volte superiore rispetto alla generazione precedente.

    Il prossimo anno uscirà la versione 3.0 e sarà una soluzione sviluppata internamente da Tesla e che sfrutterà l’AI; secondo quanto dichiarato da Musk sarà in grado di gestire 2mila fotogrammi al secondo (l’attuale riesce a gestirne 200). La differenza sostanziale tra l’Autopilot e gli altri sistemi di guida autonoma è la mancanza del Lidar, utilizzato invece sia da Google Waymo che da Cruise di GM. Elon Musk ha infatti sempre dichiarato che non ritiene il Lidar necessario per lo sviluppo della guida automatizzata.

    Audi
    Audi, il marchio di lusso del Gruppo Volkswagen, attualmente ha la macchina autonoma più avanzata in vendita, l’Audi A8. Il Traffic Jam Pilot della vettura utilizza il Lidar per vedere la strada e permette al driver di andare completamente a mani libere fino alla velocità di 37 miglia all’ora. Audi, che sta lavorando con Nvidia, ha come obiettivo un’auto completamente autonoma nel 2020 e il raggiungimento del livello 4 nel 2021.

    La berlina tedesca ha uno dei migliori sistemi avanzati di assistenza alla guida

    Volkswagen ha anche un accordo con la startup americana Aurora, che può annoverare al suo interno Urmson, uno dei fondatori di Google Waymo, Sterling Anderson che gestiva il programma Autopilot di Tesla e Drew Bagnell, un ex leader della squadra autonomia Uber.

    Mercedes
    Mercedes-Benz ha iniziato a installare un sistema di cruise-control adattivo alla fine del 1990 sulla sua vettura di punta Classe S. Oggi con Intelligent Drive la casa tedesca si è avvicinata a una vera e propria automazione, in quanto il sistema può aiutare a evitare pedoni e incidenti. Si tratta di un sistema molto vicino come prestazioni all’Autopilot di Tesla.

    Per l’auto del futuro Daimler lavora a stretto contatto con Bosch e Nvidia. Mercedes sta eseguendo test sia per il livello 4 che per il livello 5 di automazione. L’azienda sta testando furgoni intorno alle strade di Böblingen, vicino a Stoccarda, dove Mercedes-Benz ha un centro di ricerca; i furgoni automatizzati affrontano situazioni volutamente difficili come il traffico del mattino. Mercedes offrirà il livello 3 di autonomazione come optional entro il 2021.

    BMW
    BMW ha una flotta di circa 40 auto che possono viaggiare in conformità al livello 4. Le automobili sono impegnate in test nelle strade di Monaco di Baviera e in California. BMW sta testando le automobili completamente autonome che sono state sviluppate con l’ausilio del partner Intel, che ha acquisito Mobileye, società specializzata nella produzione di sensori, e con Continental AG. Fiat Chrysler Automobiles ha recentemente aderito alla partnership che prevede di avere la tecnologia driverless in veicoli di produzione entro il 2021.

    Toyota e le proverbiale prudenza giapponese
    Toyota, senza troppi proclami, ha sviluppato internamente la propria tecnologia di guida autonoma. La società ha iniziato a sviluppare la tecnologia di parcheggio autonomatico nel 1999 per poi installarla nella Prius nel 2003. Allo scorso CES di Las Vegas la società ha mostrato un concept di servizio navetta autonomo chiamato e-Palette, che debutterà ufficialmente alle Olimpiadi di Tokyo nel 2020.

    Toyota E-Palette: la navetta driverless di Toyota

    Toyota è una di quelle aziende che ha sempre richiamato alla prundenza per quanto concerne l’utilizzo su strada delle driverless car. Gill Pratt, capo del Toyota Research Institute, ha dichiarato che i piani di alcuni costruttori per arrivare alle driverless car sono estremamente difficili da realizzare, ribadendo che con le performance attuali di intelligenza artificiale è praticamente impossibile raggiungere il livello 5 di automazione.

    Ford
    L’ovale blu lo scorso anno ha acquisito Argo AI, azienda di Pittsburgh specializzata in intelligenza artificiale, per 1 miliardo di dollari. Il team di Argo può annoverare al suo interno Bryan Salesky, che è stato direttore dello sviluppo hardware di Google Waymo. Ford sta ora testando la sua berlina Fusion di terza generazione con la tecnologia Argo. Il piano è quello di avere automobili a guida autonoma conformi al livello 4 di automazione entro il 2021, ha detto Sherif Markaby, vice presidente di Ford per i veicoli autonomi e l’elettrificazione.

    Volvo
    Volvo entro il 2020 si è posta l’obiettivo di eliminare tutte le lesioni ai passeggeri che utilizzano le sue vetture. In questo momento la sua tecnologia, Pilot Assist, fornisce assistenza al conducente mantenendo la vettura nella corsia e gestendo la distanza da un veicolo che precede. L’azienda sta testando la propria tecnologia con alcune famiglie a Göteborg, in Svezia. I test inizieranno con la tecnologia di assistenza alla guida per poi passare a sistemi più avanzati nel corso del tempo.

    Pilot Assist su Volvo XC90

    La casa automobilistica, di proprietà del fondo cinese Zhejiang Geely Holding Group, sta sviluppando sulla tecnologia completamente autonoma ma questa non sarà pronta fino al 2021. La casa svedese sta anche lavorando con Uber per sviluppare sistemi autonomi per i SUV XC90.

    Hyundai
    La società non è pronta a testare le auto autonome in senso stretto; questo è quanto dichiarato da Jinwoo Lee, vice presidente della tecnologia Intelligent Safety Center di Hyundai in Corea. Per arrivarci Hyundai ha deciso di lavorare con Aurora, startup partner anche di VW, e con Nvidia. Hyundai prevede di testare il suo sistema autonomo in una piccola città nel 2021.

    Uber
    Le ambizioni di Uber hanno dovuto fare i conti con la dura realtà dei fatti. Uber nel 2016 ha acquisito la startup Otto, azienda che aveva l’obiettivo di sviluppare la guida autonoma sui camion. Tuttavia il programma di guida autonoma di Uber ha risentito profondamente da tutta una serie di controversie, non ultimo il caso dell’incidente che ha portato al decesso di una persona investita dall’auto a guida autonoma dell’azienda.

    La Ford Mondeo equipaggiata con l’hardware Uber

    Google ha presentato una querela contro Uber per violazione dei segreti industriali. L’azione legale ha rivelato che Anthony Levandowski, che ha co-fondato Otto dopo aver lavorato sulla vettura ad autoguida di Google, ha scaricato una serie di mail contenenti informazioni riservate, tra cui informazioni contenenti le specifiche del Lidar.

    L’alleanza Nissan-Renault-Mitsubishi
    L’alleanza Renault-Nissan ha uno dei migliori sistemi di assistenza alla guida presente sul mercato: Propilot, che nella comparativa di Consumer Reports si è posizionato al terzo posto dietro al sistema di GM e all’Autopilot di Tesla. In questo momento, Nissan sta testando una macchina completamente autonoma a Palo Alto, in California. Renault ha recentemente mostrato la concecpt car Symbion che può andare fino a 80 miglia all’ora in modalità self-drive.

    Conclusioni
    La strada verso la guida totalmente autonoma è ancora lunga e complicata basti pensare ai casi di Tesla e Uber aziende che sono state coinvolte in incidenti mortali; nel 2016 è deceduto un driver che stava utilizzando (impropriamente) il sistema di guida assistito, Autopilot, di Tesla, mentre la vettura con sistema di guida automatizzato di Uber ha investito un pedone che stava attraversando la strada. Anche la Chrysler Pacifica di Waymo è stata conivolta in un incidente non mortale lo scorso agosto.

    Tra circa tre-quattro anni molti dei big del settore saranno in grado di immettere sul mercato la propria versione di driverless car, anche se la strada per la completa autonomia su strade pubbliche è ancora molto molto lunga. “Waymo ha sviluppato un sistema fenomenale ed è in testa alla classifica”, ha dichiarato Brian Collie, responsabile del settore automobilistico statunitense del Boston Consulting Group. “Ma questo è molto diverso dal fatto di essere in grado di produrre un veicolo autonomo. Anche GM ha una buona posizione. In Europa Daimler è leader nella classifica degli automaker che stanno sviluppando questo tipo di tecnologia”.

    Il traguardo da raggiungere non si limita all’ottenimento del livello 4 della guida autonoma. Questa è la soglia nella quale un’automobile può guidare su percorsi pre-mappati e gestire qualsiasi variabile sul suo percorso pianificato senza l’intervento di un guidatore. Waymo ha testato di livello 4 di guida autonoma su passeggeri e su coloro che si sono offerti volontari per essere sottoposti ai test. Nessuna azienda ha ancora raggiunto il livello 5, step dove la macchina è talmente indipendente da non avere il volante.


    Fonte: WIRED.it
 
 

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